LaTipa

Chi siamo

LA TIPA

Eccomi, sono io.

Nasco per caso, non troppo tempo fa, da uno scarabocchio su un foglio ”volante”. Nasco in un periodo complicato, uno di quelli in cui la quotidianità era stata stravolta e respirare ci faceva paura.

Ho detto che nasco per caso, ma forse è una bugia. 

Nasco. Per bisogno. Non per caso.

Nasco perché in quel tempo, che sembrava fermo, mi sono fermata anch’io, ho chiuso gli occhi ed ho smesso di guardare fuori cominciando a guardarmi dentro.

Oh no! Non posso dirvi tutte le cose che ho visto quando l’ho fatto. Avrei voluto scappare per la paura ed invece… mi sono disegnata ed ho cominciato a disegnarle.

Ho disegnato emozioni, speranze e paure e, quando ho trovato il coraggio di condividerle, ho scoperto che non erano solo mie!

Ed eccomi qui, con il mio vestitino a righe bianche e rosse ed in tasca una barchetta di carta. Un origami, simbolo della trasformazione, un pezzetto di carta che si piega docile per diventare qualunque cosa.

Me ne vado scalza e con gli occhi chiusi in giro per “una terra senza sentieri”. Non vivo un tempo, non ho un’età, né appartengo ad una razza. Sono piccola, adulta ed anziana. Frivola, saggia, sciocca e irriverente.

Sono i posti dove cammino, gli occhi in cui guardo, le parole che leggo, i suoni che ascolto.

Sono le mie emozioni e le vostre.

Benvenuti nel mio mondo!

LA TIPA CHE DISEGNA LA TIPA

Piacere, Rossella, ma gli amici mi chiamano Ross, forse per paura che scappi prima che abbiano finito di chiamarmi!

Sono la matita che disegna La Tipa, o forse sarebbe meglio dire che La Tipa si lascia disegnare da me. E' un po’ come l’uovo e la gallina: non lo so neanch’io se c’era prima lei o io!

Disegno da sempre (io, non La Tipa). O almeno da quando ne ho memoria. Ma ad un certo punto le matite sono rotolate in fondo ad un cassetto e la vita le ha nascoste dietro un lavoro “normale” (in realtà bellissimo!) e sotto pile di impegni quotidiani.

Poi, come spesso accade, qualcuno o qualcosa ha rovesciato il cassetto (si, più o meno un terremoto, ma per fortuna la cassettiera ha retto!) ed io non ho resistito, ho raccolto le matite da terra e loro non ne hanno più voluto sapere di rientrare nel cassetto: hanno preso casa in affitto sulla mia scrivania.

Da allora non ho più smesso di fare scarabocchi!

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